7 agosto 1974. Il funambolo francese Philippe Petit attraversa otto volte il cielo di Manhattan su un cavo d’acciaio teso tra le Torri Gemelle.
E’ questo l’evento che fa da sfondo alle vicende del romanzo di Colum McCann “Questo bacio vada al mondo intero”(Bur, 2019): una fotografia neanche troppo sfuocata della New York degli anni ’70, all’apice del degrado. Cinquecento pagine avvincenti che guidano il lettore attraverso storie di una quotidianità logora dove protagonista è soprattutto la città che in quella mattina di agosto resta stregata dal gesto eroico quanto sconsiderato di un acrobata che sfida le leggi del tempo e dello spazio. La seconda delle torri è ancora in costruzione mentre la città osserva immobile con il cuore in gola Philippe Petit che avanza su un cavo di acciaio spesso 3 centimetri a 400 metri di altezza, senza ali e senza rete, si inginocchia al suo pubblico, improvvisa, va e viene in un susseguirsi di passi attenti che scrivono un giorno di storia (ma non gli eviteranno qualche piccola scocciatura con la legge!)
Immaginate di svegliarvi una mattina come tante, di guardare in alto mentre meccanicamente ripetete la routine di ogni giorno, e di trovarvi un uomo, che cammina sospeso nel cielo! Quale sarebbe il vostro primo pensiero? E’ un pazzo, è un’illusione, è un suicida, è un esibizionista? E’ facile immaginare emozioni come sorpresa, paura e sgomento. Ma chi riuscirebbe davvero a distogliere lo sguardo? Sarà stato il dolore sordo che torna ogni volta che compaiono le Torri Gemelle, sarà stata la data dell’evento di Petit (esattamente 8 anni dopo mi sarei affacciata a questo mondo), sarà stato quel mix di adrenalina e vertigine che si prova soltanto a immaginare la scena, mi sono ritrovata sedotta da questo piccolo uomo e dalla sua grande impresa.
Youtube e Google offrono svariato materiale per approfondire la sua storia: fotografie, il monologo fatto per TED e un documentario per la TV. Se dovessi raccontarla io sceglierei due parole: SOSPENSIONE e CORAGGIO.
SOSPENSIONE: collocazione di un oggetto in modo che non tocchi terra (…) Nel linguaggio figurato: interruzione temporanea.
CORAGGIO: Dal latino cor;“cuore”. Forza d’animo nel sopportare con serenità e rassegnazione dolori fisici o morali, nell’affrontare con decisione un pericolo, nel dire o fare cosa che importi rischio o sacrificio.
Immagino la camminata di Philippe Petit come un’eloquente metafora di quest’anno. Il 2020 e’ partito come una mattina uguale a tante altre prima che un virus, l’ormai tristemente noto Covid-19, catturasse l’attenzione di tutti generando ansia, sgomento, paura, impedendo di fatto a ciascuno di voltare lo sguardo e di ignorare gli eventi. Da marzo a oggi abbiamo vissuto sospesi tra un prima e un dopo, che a volte è ancora difficile da decifrare, lontano come la seconda torre dalla prima se stai camminando in aria senza un ancoraggio. Come un funambolo abbiamo dovuto scegliere con cura i nostri passi, potendoci fidare spesso soltanto del nostro intuito tra le correnti che soffiavano ad alta quota ora in un senso ora nell’altro. Virologi, politici, esperti, influencer e tronisti: tutti hanno avuto qualcosa da dire per poi affermare il contrario a distanza di poche ore. Sono serviti nervi saldi, fiducia in sé stessi, consapevolezza di essere poco di più di un puntino in mezzo al cielo, perseveranza e, concedetemelo, una buona dose di culo, che si sa, non basta, ma eccome se aiuta! Abbiamo perso l’equilibrio, abbiamo temuto di cadere in picchiata, ci siamo inginocchiati ma ci siamo sempre rialzati guardando dritto davanti a noi, a un nuovo giorno e a un nuovo obiettivo. Questo 2020 ha tolto qualcosa a ciascuno, e alla fine anche a me quando pensavo di averla forse un po’ scampata. Siamo arrivati a ottobre e ancora non sappiamo quanto filo sia rimasto da percorrere: possiamo fermarci a respirare e a ritrovare la concentrazione, dobbiamo andare avanti un passo dopo l’altro fendendo l’aria con il minimo attrito possibile, di certo, non possiamo tornare indietro. Non sappiamo cosa ci aspetti alla fine del viaggio, riceveremo un applauso o saremo giudicati colpevoli, ci sapremo adattare alla nuova normalità, oppure sarà lei ad adattarsi a noi.
Mi scuserà il buon Philippe se ho tirato in ballo la sua passeggiata ma tutto il suo coraggio adesso serve a noi. Quando arriverà la fine anche noi avremo compiuto la nostra piccola grande impresa, se avremo mantenuto l’equilibrio, se avremo avuto fiducia, se avremo saputo aspettare, se avremo avuto cuore!
Bravissima Marta!!!! Mi hai fatto commuovere !!!
Grazie mille! 😊
Complimenti Marta! Paragone perfetto! 👏
Tanto❤️