Lontana come un satellite dall’aver mai avuto il pollice verde, mi sono recentemente dovuta scontrare con l’evidente e non più trascurabile necessità di una nuova e più ampia dimora per la sola pianta verde che sia mai sopravvissuta nel nostro appartamento newyorkese, sorprendentemente ritrovata in piena salute dopo le vacanze di Natale. Dopo aver consultato in staffetta i due guru della vita, Google e La Mamma, decido di partire dalla base e di procurarmi un vaso nuovo e della terra.

E’ qui che scandagliando il database di informazioni, più o meno rilevanti, accumulate in 8 anni di vita a New York mi si accende una lampadina: da qualche parte a Midtown esiste un Flower District, un quartiere interamente dedicato ai fiori e, auspicabilmente, al giardinaggio. Quale occasione migliore per unire l’utile al dilettevole e farmi guidare dalle contingenze alla scoperta di una zona meno battuta della città!

Geolocalizzato il Flower Distict nel segmento della 28esima strada tra 6th e 7th Avenue, mi scontro subito su Internet con un un titolo funesto: “New York’s Flower District Is Dying”. Iniziamo bene, mi dico, eppure mi ricordo di aver attraversato marciapiedi straripanti di primule soltanto pochi mesi fa: ci deve essere un errore!

Le origini del Flower District risalgono agli anni ’30 quando ad un gruppo di immigrati europei, per lo più greci, polacchi e immancabilmente italiani, si presentò l’opportunità di scommettere su un nuovo business, quello appunto della vendita al dettaglio di fiori e piante ornamentali. Il commercio si sviluppò sui moli dell’East river all’altezza della 34esima strada, dove si affermò il primo flower market, punto di incontro tra i produttori provenienti da Long Island e i commercianti di Manhattan. Al crescere della domanda molti venditori scelsero una posizione più centrale, appunto sulla 28esima strada, dove ancora oggi alcuni resistono avendo tramandato le attività di famiglia alle nuove generazioni.

Nel momento di massima espansione e massimo reddito il Flower Distric contava più di 60 attività di cui purtroppo oggi soltanto un terzo è ancora attivo. Colpa della crisi economica del 2008 che ha colpito duramente il mercato dei fiori riducendo del 40% la redditività del settore e, soprattutto, della crescita irrefrenabile dell’edilizia che sta trasformando la città in un enorme quanto anonimo grattacielo di vetro, rincorrendo le regole universali di profitto e quelle non scritte di innovazione e modernità, spesso a scapito dell’unicità dei quartieri e della loro storia.

È così che percorrendo West 28th Street, oggi bisogna fare lo slalom tra palazzi in costruzione, ruspe e impalcature per raggiungere i temerari fioristi che, prepotenti e fieri, occupano ancora i marciapiedi di loro competenza di fronte a banchetti straripanti di cactus e a vetrine appannate dall’effetto serra dei negozi. Il primo impatto è un po’ triste e l’inverno non è forse il momento ideale quanto a proposte di stagione, ma superata la soglia di questi piccoli negozietti ci si ritrova in un mondo parallelo fatto, ancora!, di piante grasse rarissime, foreste quasi pluviali, incredibili varietà di orchidee colorate e qualche timido bocciolo che attende, impavido, la bella stagione.

I pochi negozi aperti rivelano al loro interno una variegata clientela di newyorkesi esperti, sicuramente più di me, in fatto di flora d’appartamento, intenti a scegliere le migliori piante e qualche arrangiamento floreale originale. Dopo attenta analisi del pollice, ora leggermente blu per via delle basse temperature ma pur sempre lontano dalle sfumature di verde, mi faccio ugualmente coraggio e scelgo il mio vaso, consapevole di non poter arrestare i cambiamenti in atto ma ugualmente fiera portatrice di un messaggio: Cari Newyorkesi, Salviamo il Flower District!

Chi sono

Catapultata tra i grattacieli da quel ramo del lago di Como. Amo New York, la sua dinamicità e la sua energia e in queste pagine vi porto a scoprirla!

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